mercoledì 30 marzo 2016

Quattro chiacchiere in pace

Qualche sera fa stavo con un amico musicista a bere una birra in un bar della città e ci si raccontava un po' le rispettive peripezie nel al di fuori del luccicante mondo dello show biz.

Abbiamo anche parlato di vita sociale e di musica.
- Forse, una delle cose che vorrei di più è riuscire a trovare delle persone con più o meno la mia stessa passione e più o meno il mio stesso percorso con cui trovarmi. Se ci penso, per me fare musica è fondamentalmente un atto compiuto in solitudine.
- Sì. Tu pensa che da ragazzino, dopo aver passato i sabati pomeriggi con Altrotiziomusicista a suonare ed a fare le prime sperimentazioni, poi uscivamo per trovarci con gli amici nel Tipicoluogomondano semplicemente per cazzeggiare e bere aperitivi. non c'era alcuna possibilità di trasmettere agli altri quello che facevamo, condividerlo, perché semlicemente non veniva capito e perché le priorità erano altre.
- Già, capisco perfettamente. per non parlare della qualità della musica presente in certi posti. Uscivo, salivo in macchina e mi ascoltavo musica da paura e poi, inesorabilmente, arrivato nel PostoXYZ toccava fare i conti con robaccia vuota e banale.
Poi, com'è giusto che fosse, il discorso è virato casualmente su altro.

Insomma, per entrambi la percezione è che di quello che facciamo non gliene freghi granché a nessuno, nemmeno alle persone che abbiamo più vicino e nemmeno a quelle che apparentemente mostrano apprezzamento.
E da anni ci siamo abituati a dover scegliere tra la musica e la vita sociale perchè queste due cose, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non vanno d'accordo.
Confesso che ho molto peccato perché spesso questo stato delle cose mi provoca frustrazione e rabbia. Vorrei poter dire che lo accetto serenamente perché sono bello e bravo, ma sinceramente non è così.
Questo pensavo quella sera, anche dopo essere rincasato.

Poi la mattina seguente mi sono messo ad ascoltare un po' di cose quasi a caso ed ho trovato tanta (ma tanta) roba che gagliarda è dire poco. In genere le mie ricerche sono faticose: tanta fatica e tanto tempo per trovare una perla in mezzo a mille porcherie. Quella mattina è come se fosse stata la Musica a trovare me.
Mi sono quasi sentito preso in giro. E sembrava quasi che la Musica volesse dirmi qualcosa, qualcosa del tipo: "guarda che io sono qui, non c'è bisogno che ti crucci tanto per fare chissà cosa. Sono qui, di che altro hai bisogno?"
Già, in effetti, di che altro ho bisogno?

Ecco, adesso ripenso a quel mio amico musicista ed alle nostre chiacchiere in pace parlando delle nostre peripezie musicali con gioie e dolori annessi e mi metto davanti al pc per scrivervi questo delirio sconclusionato travestito da ragionamento profondo. E penso che tutto sommato non mi è andata poi tanto male. Le persone che incontro nella mia vita mi danno tanto, non importa se la musica non ha molto a che vedere con loro. E allora forse va bene così. Forse non c'è bisogno del sostegno esterno.
Continuerò ad incazzarmi e continuerò ad essere grato di come vanno le cose. Ma va bene così.
Forse fa parte del gioco: è semplicemente così che deve essere, perchè la musica per me e per il mio amico è fondamentalmente un processo creativo e conoscitivo, quindi è un atto estremamente individuale ed è in qualche modo un mezzo per conoscere se stessi.

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