venerdì 21 ottobre 2016

Schiller - Poesie filosofiche

LINGUA

Perché lo spirito vivente non appare allo spirito?
Se l'anima parla, allora ahimè! Già l'anima non parla più.

AL POETA

Lascia che la lingua sia per te quel che il corpo è per gli amanti.
La sola cosa che unisce e separa i viventi.

GLI DEI DELLA GRECIA

Premi maggiori erano un tempo concessi
a chi lottava per l'ardua virtù,
e splendidi eroi con le loro gesta
ascendevano verso i beati.
La schiera degli dèi s'inchinava silente
di fronte al difensor dei morti,
ed i Gemelli d'Olimpo guidavano
fra i flutti i naviganti.

Dove sei, bel mondo sereno? Torna,
incantata giovinezza di natura!
Ahimè, solo nella magia dei canti
delle tue meraviglie ancor c'è traccia.
Deserta e a lutto è la contrada,
non scorgo più i divini,
di quell'immagine fremente di vita
non resta ormai che un fantasma.

***




Per tornare domani a liberarsi,
essa si scava oggi il sepolcro, mentre le lune s'intrecciano da sole,
senza posa, in un eterno, identico fuso.
Inoperosi, gli dèi si volsero verso casa,
verso la terra dei poeti, scarto di un mondo
che oscilla solitario,
libero ormai dalla loro influenza.

Sì, tornarono a casa, e presero con sè
ogni bellezza, ogni grandezza,
ogni colore, ogni vita,
lasciandoci solo una parola senz'anima.
Strappati al flusso del tempo,
si rifugiarono sulle vette del Pindo:
quel che vive immortale nel canto
deve perire nella vita.

***

GLI ARTISTI

Quello che la ragione, ormai vecchia,
trovò a stento dopo millenni,
era già rivelato all'intelletto ingenuo
nel simbolo del bello e del grandioso.
Immagini delicate ci indussero ad amar virtù,
un lieve senso si oppose al vizio,
e ben prima della legge di Solone
lentamente germoglia il debole fiore.
Prima che lo spirito, audace,
giungesse al concetto di uno spazio infinito,
chi, senza supporlo, si rivolgeva
al cielo con moti dell'animo?

Urania, meravigliosa e tremenda,
un'aureola al volto di Orione,
in maestà sublime,
contemplata solo da spiriti più puri,
va consumandosi oltre le stelle,
in fuga sul suo trono di luce:
deposta la sua corona di fuoco,
è dinanzi a noi - bellezza.
Avvolta nella cintura della grazia,
si fa fanciullo, ché fanciulli l'intendono.
Quel che oggi sentiamo bello,
ci verrà un giono incontro come verità.

Quando il Creatore bandì l'uomo
dal suo cospetto, nella mortalità,
e gl'impose di ritornare alla luce
lungo un travaliato percorso di sensi,
quando tutti i Celesti volsero da lui lo sguardo,
soltanto lei, l'umana,
volle rimanere accanto al reietto,
e si fece, o generosa, mortale.
Ora aleggia, con inclinato volo,
attorno al prediletto, vicino al senso,
e con tenero inganno gli dipinge
Elisio sulle pareti della sua prigione.
Finché la fragile umanità ha riposato
fra le tenere braccia di simile nutrice,
nulla alimentò la fiamma del fanatismo
né sangue innocente fu versato.
Il cuore, guidato dai suoi dolci lacci,
disdegna la servile scorta dei doveri;
il suo sentiero di luce, bello ma intricato,
cala nell'orbita della moralità.
Chi la serve in modo puro,
più non soggiace all'istinto, né teme la sorte;
come donata da un sacro potere,
riceve la vita spirituale,
il dolce diritto alla libertà.

Beati coloro che - fra milioni i più puri -
son consacrati a servirla,
nei cui petti si degnò di regnare,
e dalle cui bocche, potente, parlò,
prescelti a nutrire il suo sacro fuoco
su altari di eterne fiamme;
dinnanzi ai suoi occhi soltanto si svela,
e che riunisce attorno a sé, in dolce legame!
Siate felici per l'onore concessovi,
dove la suprema norma vi ha posto!
Nel sublime mondo spirituale
vi spetta di primeggiare fra gli umani!

Prima che recaste nel mondo quell'armonia,
che ognuno serve con gioia,
così il creato era dinanzi al bruto -
smisurato scenario, nel nero velo della notte,
e vicino, rischiarato da un tenue raggio,
una mobile schiera di forme
teneva in schiavitù i suoi sensi,
e selvaggia, rozza come lui,
l'impegnava con mille forze.
Legato soltanto al'apparenza
dalla cieca catena dei desideri,
egli perdeva, incapace di goderla,
l'anima splendida della natura.

***

L'arte, per sottrarle l'ombra nella copia,
vi indicò l'immagine sull'onda:
separata dalla sua essenza,
come un suo leggiadro fantasma,
essa si gettò nell'argenteo torrente
per offrirsi a chi la rapisse.
Nel vostro petto si destò l'ombra dell'immagine:
e voi, nobili, attivi, con sabbia e creta
ricreaste quell'amabile parvenza;
nel profilo ne raccoglieste la vita.
Si mosse vivo il dolce piacere del fare,
e la prima opera sgorgò dal vostro petto.

Ferme nella contemplazione,
prigioniere del vostro sguardo,
quelle forme segrete vi sevelarono
l'enigma con cui vi incantavano.
Le norme che agiscono prodigiose,
i tesori della grazia ormai noti,
unì fra loro una mente acuta
nell'opera della vostra mano.
Sorsero piramidi e obelischi,
s'alzarono l'erma e la colonna,
sgorgò dal flauto la melodia silvestre,
e nel canto vissero i trionfi.

***

L'anima si liberò, allora,
dal sonno dei sensi; grazie a voi,
lo schiavo si affrancò dalla pena
e balzo nel grembo della gioia.
Crollò il cupo confine dell'animalità,
umane divennero le fronti rasserenate,
e il pensiero, sublime straniero,
scaturì dalle menti stupite.
Ora l'uomo era eretto, volgeva
alle stelle il suo sguardo regale,
mentre il suo occhio, espressivo,
ringraziava la luce del sole, lontana.
Il sorriso fiorì sul suo volto,
l'ispirato gioco della voce
si trasformò in canto,
il sentimento animò l'occhio commosso,
mentre riso e tenerezza, graziosamente uniti,
si profusero dalla bocca divina.

***

L'arte creatrice, che affiorò semplice
dall'argilla e dalla creta,
racchiude con segreta vittoria
l'infinito regno dello spirito.
Quel che si conquista solo nella scienza,
essi lo scoprono e lo conquistano per voi.
Solo fra le vostre braccia
il pensatore godrà dei tesori accumulati,
solo se la scienza, addolcita al calore della bellezza,
si nobiliterà ad opera d'arte,
se salirà con voi su di un'altura,
e al suo sguardo, nella tenue luce della sera,
si aprirà d'un tratto l'armoniosa valle.

***

DETTI DI CONFUCIO

I

Triplice è il passo del tempo:
esitante si avvicina il futuro,
il presente s'invola come saetta,
eternamente muto ristà il passato.

Quando si sofferma,
nulla gli affretta il passo.
Quando fugge, timore e dubbio
non ne frenano la corsa.
Né rimorso né incantesimo
possono commuoverlo mentre è fermo.

Se vuoi concludere felice e saggio
il viaggio della vita,
prendilo a consiglio mentre indugia,
non renderlo strumento del tuo agire.
Non farti amica la fuggevolezza,
né l'immobilità, nemica.

II

Triplice è la misura dello spazio:
la lunghezza tende senza posa lontano,
incessante; l'ampiezza, nella distanza,
si riversa senza fine; e senza fondo,
s'inabissa la profondità.

Abbile come un'immagine:
se aneli alla perfezione,
devi tendere innanzi, senza posa,
giammai restare muto e stanco;
devi schiuderti all'ampiezza,
se il mondo ti si deve modellare;
devi discendere l'abisso,
se l'essenza ti si deve mostrare.

Solo chi insiste perviene allo scopo,
solo la pienezza porta alla luce,
e, nell'abisso, dimora la verità.

2 commenti:

  1. Meravigliosa scoperta...grazie!

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    1. Grazie a te! Questo blog è inattivo da un bel po' e ricevere il tuo commento è stata una grn bella sorpresa.

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