sabato 10 settembre 2016

Ma che davvero?!


Settembre 2016: Carl Cox ci rivela che il lusso ed i soldi hanno rovinato lo spirito di aggregazione e la cultura della isla.
Una notizia davvero sconvolgente!
Scherzi a parte, non voglio certo polemizzare su Carl Cox, anzi, mi risulta che sia l'unico che si sia espresso sull'argomento mettendoci la faccia, quindi tanto di cappello.
Grazie quindi a Carl Cox, la sua è un'importante conferma ed una testimonianza molto autorevole.

Ci sono un paio di passi molto significativi nell'articolo linkato:
«Non sono io a essere vecchio, è Ibiza a essere marcia ora. Sotto all’Hard Rock Hotel c’è l’Ushuaia: DJ di lusso, servizio ai tavoli con bottiglie magnum e una VIP Area su due livelli. Un tempo si stava tutti insieme quando c’era un’unica pista.»
«A Brooklyn c’è questa stanzetta che tiene 600 persone. Si chiama Output Club e dentro non sono ammesse videocamere. Vogliono davvero che la gente si concentri sulla musica, cosa che fa davvero la differenza. Era da tempo che non assistevo a uno scenario simile. Zero bottiglie ai tavoli, zero VIP. È fantastico.»
Ecco, anche questa è per il sottoscritto una piacevole conferma: per trovare feste e serate al cui centro ci sia la musica, bisogna cercare tra i piccoli locali e i piccoli club.

E, a questo punto, tanto vale riportare un altro paio di passi da un'intervista di un altro artista, uno che non le manda a dire, il leggendario Atom TM:

Non ascolto molta musica contemporanea. Non mi affascina perché è troppo vicina a quello che io sto facendo in questo momento e quindi troppo intellegibile. Preferisco ascoltare cose che contengono elementi che fatico a comprendere, ho bisogno di cose che non capisco per essere motivato a comporre ancora.

A Firenze suonerai dentro un evento intitolato ‘Internet Kills’. La politica dell’industria musicale è stato un tema centrale di molti dei tuoi lavori. Come descriveresti il suo stato in questo momento?
Credo che l’industria musicale non faccia eccezione rispetto a tanti altri ambiti della produzione culturale. In questo senso è una piccola parte di un meccanismo economico molto più grande. Per lavoro sono quotidianamente in contatto con festival, etichette, agenzie ed artisti e dunque ho una visione della cosa abbastanza specifica. Una delle questioni principali riguarda il fattore di scala: il sistema imperialistico della major investe ancora enormi cifre sulla promozione di pochi artisti per il grande pubblico mentre una straordinaria quantità di piccole e piccolissime realtà tesse le fila di un complesso sistema underground, sempre più ricco in termini di presenze ma che ha molto poco a che fare con una dimensione economica. Trovo questa situazione molto ispirante ma per niente ideale. Mi pare che questo stato dell’arte sia coerente con molti altri fenomeni leggibili a livello sociale.
Bene, fa piacere che ogni tanto qualcuno si ricordi di guardare in faccia la realtà, invece di fingere che viviamo nel migliore dei mondi possibili.
Ed io posso tornare al mio sabato sera e rilassarmi con un po' di roba buona per le mie orecchie


e poi gustarmi questo:



 (sì.. sto un po' in fissa su Dalì ultimamente).

AGGIORNAMENTO DEL 25/09/2016: scopro che Carl Cox suonerà per l'ultima volta allo Space al party di chiusura e sembra che lo Space chiuda i battenti. Non ho capito se e come e quando riaprirà ma sembra che in ogni caso Carl Cox non ci suonerà più. Un dettaglio in più che può aiutare a capire quali fossero le motivazioni sottostanti alle dichiarazioni del nostro sul degrado di Ibiza e che quindi probabilmente non erano del tutto disinteressate e spassionate. Va be', per quanto mi riguarda è inutile fare il processo alle intenzioni ed indagare oltre... tanto la sostanza non cambia: tempi sempre più bui per la musica indipendente.

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