Muse, che tante volte ributtai
importune, correte a' miei dolori,
per consolarmi sole ne' miei guai
con tai versi, tai rime e tai furori,
Con quali ad altri vi mostraste mai,
che di mirti si vantan ed allori;
or sia appo voi mia aura, àncora e porto,
se non mi lice altrove ir a diporto!
G. Bruno
O monte, o dive, o fonte,
ov' abito converso e mi nudrisco;
dove quiete imparo ed imbellisco;
Alzo, avvivo, orno il cor, il spirto e fronte;
morte, cipressi, inferni
cangiate in vita, in lauri, in astri eterni!
Questa mente, ch'aspira al splendor santo,
tant'altri studi disvelar non ponno;
il cor, che ricrear que' pensier vonno,
da' quai non può ritrarsi più che tanto
Il spirto che dovria posarsi alquanto
d'un momento al piacer, non si fa donno;
gli occhi, ch'esser dovrian chiusi dal sonno,
tutta la notte son aperti al pianto.
Oimè, miei lumi! con qual studio ed arte
tranquillar posso i travagliati sensi?
spirto mio, in qual tempo ed in quai parti
Mitigarò li tuoi dolori intensi?
e, tu mio cor, come potrò appagarti
di quel ch'al grave tuo soffrir compensi?
Quando i debiti censi
daratti l'alma, o travagliata mente
col cor, col spirto, e con gli occhi dolente?
G. Bruno
Nessun commento:
Posta un commento